In questo articolo parliamo con Francesco Mariottini e gli chiediamo di raccontarci la sua danza. Il suo percorso, le difficoltà che ha incontrato e le scelte fatte per arrivare al successo. Molti di voi l’avranno sicuramente conosciuto come concorrente e poi professionista all’interno di “Amici di Maria De Filippi”. Conosciamolo meglio.
Francesco Mariottini inizia i suoi studi di danza moderna a Jesi, in una scuola della sua città. Si trasferisce a Firenze all’età di 14 anni, dopo aver vinto una borsa di studio presso la scuola del “Balletto di Toscana” e “Opus Ballet”. A 18 anni entra nel corpo di ballo dello “Stuttgart Ballet” in Germania. Nel 2005 entra a far parte della Compagnia “Aterballetto” dove esegue anche ruoli da Solista, danzando in varie parti del mondo tra cui New York, Houston, Messico, Cina, Nuova Zelanda e gran parte dell’Europa.
Nel 2007/2008 partecipa alla trasmissione “Amici di Maria De Filippi” arrivando in finale e aggiudicandosi il premio della critica. Lavora poi come professionista all’interno di AMICI e di altri programmi televisivi. Negli anni seguenti, avvia collaborazioni con le giovani compagnie italiane “Emox Balletto” di Beatrice Paoleschi e “MM Contemporary Dance Company” di Michele Merola. A settembre del 2015 entra a far parte della compagnia tedesca “Stadttheater Giessen – Tanzcompagnie” come Solista.
L’anno successivo entra come corpo di ballo nella compagnia de “Les Ballets de Monte-Carlo” diretto dal coreografo-direttore Jean-Christophe Maillot sotto la presidenza di S.A.R. la Principessa Carolina di Hannover. Viene promosso demi solista della compagnia nel 2017 e Solista Principale l’anno successivo.
(Trovi la Bio completa di Francesco Mariottini sotto l’articolo)
• Ciao Francesco, innanzitutto grazie per aver accettato il mio invito! La prima domanda è: come ti sei avvicinato alla danza?
Ciao Carlo, grazie a te. Allora, diciamo che sono state un po’ le cose che mi hanno avvicinato alla danza. Ricordo che da bambino andavo spesso a casa di mia cugina, lei già frequentava una scuola di danza e mi insegnava i passi che imparava a lezione. In quelle occasioni MIA MAMMA E MIA ZIA NOTARONO CHE APPRENDEVO MOLTO VELOCEMENTE, avevo musicalità, mi ricordavo i passi, sentivo la musica quindi questa sorta di predisposizione o predestinazione si potrebbe dire, c’era fin da bambino.
Un altro ricordo è legato alle ESTATI AL MARE a Cattolica. Tutti i pomeriggi la figlia dei bagnini di quella spiaggia, organizzava sempre un momento di animazione con balli di gruppo ed io non vedevo l’ora che arrivasse quel momento. Il SAGGIO DI DANZA di mia cugina poi, è sicuramente un altro momento indelebile; mio fratello seduto accanto a me dopo un quarto d’ora era già tremendamente annoiato io invece, non riuscivo a staccare gli occhi dal palcoscenico. In particolare ricordo, non tanto ciò che accadeva in scena, ma le sensazioni che provavo nel vedere entrare i ballerini, nel guardare le scenografie, le luci ecc…
Mia madre vedendo questo mio entusiasmo, decise allora di iscrivermi alla scuola di danza della mia città e da quel giorno la danza, non l’ho più lasciata!
• Quando hai capito che la danza poteva diventare la tua professione e quando hai capito che volevi farla diventare la tua vita?
Dunque ho capito che POTEVA diventare UNA PROFESSIONE quando a 14 anni mi sono trasferito a Firenze, dopo aver vinto una borsa di studio, per studiare presso il Balletto di Toscana e Opus Ballet; ho preso coscienza che quella era davvero una realtà professionale.
Ho invece capito che VOLEVO farla diventare la mia vita dal primo giorno che sono entrato a scuola di danza. La scuola che frequentavo era in sostanza una palestra, in cui tra i vari corsi ne proponeva uno di danza moderna, dunque io non avevo idea di cosa fosse ad esempio la danza classica, ma per me quello che studiavo era DANZA e io volevo fare DANZA!
• Tu hai partecipato al programma “AMICI”. Che cosa ti ha lasciato di più, quell’esperienza?
Sì, sono stato all’interno di “Amici” un anno come allievo e quattro come ballerino professionista. Ti direi che la cosa che mi è rimasta di più di quell’esperienza è indubbiamente LA VELOCITA’. All’interno del mondo televisivo c’è una velocità assurda, in una settimana devi imparare un sacco di coreografie per poi dimenticartele la settimana dopo e impararne altrettante. Un’altra cosa che mi ha insegnato l’esperienza “AMICI” è sicuramente la VERSATILITA’. Ti trovi (sia da allievo che da professionista) a dover studiare e ballare generi anche molto diversi tra loro e a doverlo fare per di più in breve tempo, stiamo parlando di un periodo di circa sei mesi.
• Quali sono stati gli ostacoli più grandi che hai dovuto affrontare, lungo il tuo percorso artistico e professionale?
Sicuramente, LA MANCANZA DELLA MIA FAMIGLIA QUANDO A 14 ANNI MI SONO TRASFERITO a Firenze. All’epoca non c’era nemmeno la possibilità di fare videochiamate o call su zoom quindi è stato molto difficile, soprattutto all’inizio. Con il passare del tempo, la voglia di intraprendere questo percorso era comunque talmente grande che sono riuscito in qualche modo a superare questa difficoltà.
Nella mia vita ho fatto molte rinunce per inseguire il mio sogno.
Ad esempio quando a scuola arrivava il momento della gita scolastica, io non andavo in gita ma stavo a danza dal mattino alla sera perché avevo quei 3- 4 giorni liberi per dedicarmi completamente a quello che volevo fare. Considera che io sono entrato nel Balletto di Toscana a 14-15 anni, un po’ in ritardo rispetto ai canoni della danza accademica, investivo quindi il mio tempo nello studio ogni volta che potevo.
Era un piacere dedicarmi alla mia grande passione ma indubbiamente alcune esperienze le ho mancate. Quando il sabato sera a 16-17 anni i miei coetanei uscivano e andavano a far festa, spesso io ero a letto distrutto dopo le ore di allenamento. Un altro ostacolo per me gigantesco è stato fare i conti con una lingua straniera quando mi sono trasferito in Germania, pensa che non parlavo né l’inglese né il tedesco. È stata tosta ma ce l’ho fatta!
• All’interno di una compagnia di danza, qual è il clima che si respira, ci sono gelosie, invidia e competizione malsana oppure è un ambiente di lavoro sereno? Raccontaci
Dipende sempre dalle Compagnie in cui lavori. Io ho lavorato in alcune compagnie dove la competizione c’era, era tanta e si faceva sentire in maniera forte, anche se per fortuna non ho mai vissuto situazioni particolarmente gravi come purtroppo accadono in altre realtà. NELL’ATTUALE COMPAGNIA IN CUI LAVORO “LES BALLETS DE MONTE CARLO” C’È UN CLIMA DAVVERO MOLTO BELLO, UNICO. Ci sono molti danzatori adulti che si avviano verso fine carriera ma non mancano i giovani, inoltre c’è un ambiente e uno stile di lavoro molto positivo e stimolante voluto dal direttore della compagnia Jean-Christophe Maillot.
Il direttore concede la possibilità a tutti, anche ai nuovi arrivati, di riuscire a interpretare un ruolo anche importante all’interno di un balletto. Tra i colleghi c’è uno spirito di collaborazione e la competizione esiste ma è assolutamente positiva.
• Tu hai partecipato al programma AMICI e lì ti hanno conosciuto milioni di persone. La popolarità ha però anche un lato meno piacevole, l’invidia, la cattiveria, gli attacchi degli haters ecc… Come reagisci in generale, al giudizio degli altri?
Quando entri in un programma televisivo sei alla mercé di tutti. Le critiche e gli attacchi sono UNA COSA CHE TI DEVI ASPETTARE E CON CUI DEVI FARE I CONTI. Quando sono entrato ad Amici, in Italia non c’era ancora Facebook esistevano però i fan club e i blog. Io avevo un blog allora, dove pubblicavo alcuni post e non mancavano i commenti di haters che scrivevano cattiverie o storie inventate e discriminatorie sul mio conto.
Inizialmente ci rimani male ma poi impari a farci i conti e ti fai una risata leggendo certe cose, capisci che non devi dare importanza a chi vuole sparlare di te, SOPRATTUTTO se sei a posto con la tua coscienza.
Il giudizio
Il giudizio fa comunque male indipendentemente dalla popolarità. Da bambino VENIVO DISCRIMINATO dai coetanei in quanto ero uno dei pochi maschi della città, a fare danza. Ricevevo insulti, appellativi, addirittura sputi… però NON MI SONO MAI ARRESO. Forse aver vissuto queste cose sulla mia pelle, ha determinato oggi la mia filosofia del non giudicare gli altri. NON SI PUÒ MAI SAPERE CHE COSA STA VIVENDO, IN QUEL MOMENTO, UNA DETERMINATA PERSONA. Un insulto o un commento più forte, detto a una persona un po’ più debole può fare danni anche molto gravi a livello psicologico.
Anche i giornalisti a volte, riportano la tua realtà in maniera diversa da come gliel’hai descritta tu. Ti racconto questo aneddoto: quando avevo circa 19 anni, mi contatta un giornalista per un’intervista. Io non amo parlare della mia vita privata e durante l’intervista lui continuava a farmi domande sul mio privato. Ad un certo punto rispondo “se proprio vuoi, scrivi questa frase e basta: non cerco sesso se non c’è amore”.
Qualche giorno dopo vedo la mia immagine sulla copertina di questo giornale, con il titolo: “Francesco Mariottini una vita tutta danza e niente sesso” (risata). Ovviamente era un concetto ben diverso da quello che avevo espresso io. 😀 Ci ho sorriso su, capendo da un lato anche il bisogno del giornalista che gioca con i titoloni per attirare pubblico e vendere più copie. A queste cose e alle critiche distruttive occorre non dar peso.
• Ci sono dei ballerini o dei coreografi che rappresentano o hanno rappresentato per te, una fonte d’ ispirazione?
Rudolf Nureyev è per me indubbiamente un grande mito. Non lo dico riferendomi solo alla sua tecnica, ammiro il suo lavoro perché ha cambiato e rivoluzionato in parte gli schemi tipici della danza classica. È stato lui a introdurre ad esempio, la variazione maschile. Mi ha sempre attratto la sua forte personalità, Nureyev ha rappresentato la spinta nella danza classica, per la parte maschile. Tra i nomi più attuali ti cito Jiri Kylián, lo ammiro moltissimo ed è per me il miglior coreografo, nel mondo contemporaneo. Non mi stanco mai di guardare le sue creazioni.
• Quali caratteristiche deve avere, secondo te, un buon insegnante?
Prima di tutto un buon insegnante dev’essere SINCERO, non solo con l’allievo ma anche con la famiglia dell’allievo.
Dal mio punto di vista, l’insegnante della piccola scuola che cerca di tenersi stretto l’allievo/a più bravo/a ad ogni costo, solo perché gli fa fare bella figura ed è un motivo di vanto, NON È UN BUON INSEGNANTE! Un buon insegnante è colui che ti fa crescere e ti indirizza verso un tipo di esperienza professionale. Di conseguenza qualora l’allievo abbia le doti e la volontà, per fare della danza la sua professione, il maestro deve guidarlo verso un’accademia più grande in grado di fornirgli una maggior preparazione.
A livello pratico:
il buon insegnante è colui che dosa bene bastone e carota! 😛 Nel senso che È GIUSTA LA RIGIDITÀ nell’insegnamento ma senza ANNIENTARE nell’allievo la gioia nel ballare. Occorre un giusto equilibrio.
Indubbiamente poi, dev’essere preparato. NON BASTA UN CORSO DI POCHE ORE PER DIVENTARE MAESTRO. Quello dell’insegnamento è un mondo immenso CI SONO TANTISSIME DISCIPLINE DA APPROFONDIRE non solo la tecnica, i passi ecc… anche l’anatomia del corpo, la psicologia e tanto altro. A tal proposito approfittando di questo periodo in cui siamo stati più fermi con il lavoro, io stesso ho intrapreso un percorso formativo per ottenere il Diploma dello Stato Francese di Professore di Danza.
• Qual è stato l’insegnamento o il consiglio che hai ricevuto e che ti è stato più utile?
Sicuramente uno dei consigli che porto sempre con me, mi è stato dato da Cristina Bozzolini Direttrice del Balletto di Toscana. Io ero un allievo che non si arrendeva mai, determinato, insistente, a lezione andavo avanti come un carro armato. Un giorno stavo facendo delle pirouettes e non venivano, riprovavo incessantemente, a un certo punto la direttrice mi ferma e mi dice “RESPIRA”. A volte occorre fermarsi, rilassarsi e ricominciare da capo, insistere continuando a sbagliare non ti porta a raggiungere il tuo obiettivo. Questa cosa di PRENDERE UN BEL RESPIRO sia a livello fisico sia a livello mentale è fondamentale.
Un altro insegnamento che porto nel cuore è legato a Daniel Tinazzi oggi direttore dell’Opus Ballet, il quale un giorno disse a mia mamma con me presente: “Signora, a quest’età i ragazzi sono come spugne che incamerano acqua e qualsiasi lezione facciano assorbono conoscenza. Quando un giorno smetteranno di ballare strizzeranno la spugna e doneranno le loro conoscenze ed il loro sapere agli altri”. Questa frase mi ha sempre colpito molto e la ripeto spesso agli allievi durante i miei stage e le mie lezioni. Studiare con insegnanti diversi, sperimentare generi diversi, non può che far bene agli allievi specie ai giovanissimi.
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• Ballare in Italia o ballare all’estero? Quali sono le differenze di opportunità e com’è la situazione al di fuori del Bel Paese?
Direi che sicuramente all’estero ci sono più opportunità. Solo in Germania ad esempio in ogni città c’è un teatro e ogni teatro ha una propria compagnia sia di danza classica sia di danza contemporanea. In Italia abbiamo molti teatri ma purtroppo la situazione è meno florida. Altro fatto non meno importante è che mentre all’estero la figura del danzatore viene riconosciuta come professione in Italia no, non esiste proprio.
Pensa che anche all’interno delle Compagnie più conosciute e che lavorano di più c’è tanto “precariato”; grandi ballerini dopo anni e anni di attività sono “inquadrati” ancora come ballerini aggiunti e non “fissi”, stabili. Inoltre la maggior parte delle Compagnie, deve autofinanziarsi poiché ci sono poche sovvenzioni e per di più quelle esistenti, non sono sempre ben gestite. Ci sono ballerini pazzeschi in Italia e la cosa triste e che molti sono costretti a spostarsi all’estero per riuscire a lavorare.
• Trovi che ci siano differenze tra il pubblico in Italia ed il pubblico all’estero?
La differenza è che fuori dall’Italia SI DÀ MAGGIOR IMPORTANZA ALL’ARTE, la gente frequenta di più il Teatro. Al Teatro di Stoccarda si programmava una scaletta settimanale di tot spettacoli che si ripetevano le settimane seguenti (i medesimi) ma con cast diversi. Pensa che molte persone tornavano a Teatro tutte le settimane per vedere la stessa opera solo con cast differenti. Un’altra cosa incredibile è che i teatri, prima del covid, quando facevano il sold-out MONTAVANO MEGASCHERMI NEL GIARDINO ESTERNO, PER OFFRIRE LO SPETTACOLO A PIÙ PERSONE (ovviamente a prezzo ridotto). Una cultura del Teatro così, in Italia non esiste purtroppo.
OVVIAMENTE IL DISCORSO È MOLTO COMPLESSO,
perché non è solo colpa del pubblico che non va a Teatro, spesso demotivato da un prezzo del biglietto non proprio economico e non è solo colpa del Teatro che a sua volta soffre e non può contare su aiuti e sovvenzioni e in qualche modo deve starci dentro.
Occorre sensibilizzare le nuove generazioni verso l’arte, e per farlo basterebbero iniziative semplici. Si potrebbe partire dal coinvolgere le scuole, fin dalle elementari, e portare i bambini e i ragazzi a teatro.
Tempo fa ho avviato un progetto con la mia scuola in Umbria, in collaborazione con una scuola primaria privata, che prevedeva uno spettacolo di canto, ballo e recitazione con tutti i bambini di asilo, materna, elementari e medie. Io mi occupavo di preparare le coreografie mentre i miei colleghi si occupavano di altri aspetti, tutto in maniera assolutamente gratuita. I ragazzi erano entusiasti. Questa però è stata un’iniziativa del tutto privata, non sponsorizzata da alcun ente purtroppo. Basterebbe partire da queste cose semplici secondo me.
• Giornata tipo di Francesco Mariottini?
Doccia e colazione dopodiché vado a Teatro dove per prima cosa, ci si dedica al distintivo momento “all’italiana” ovvero caffè e qualche chiacchiera con i ragazzi della Compagnia. Alle 10.30 comincia la lezione di classico e termina alle 12.00 dalle 12.15 alle 14.00 prove poi un’ora di pausa pranzo e si riprende con le prove dalle 15 alle 18.30. Gli orari dipendono poi dal lavoro che dobbiamo fare, se ci sono o meno spettacoli in giornata ecc… la sera cena e relax.
Nelle giornate un po’ meno impegnative dove magari si lavora solo il mattino, mi dedico ad altre attività come la palestra, il pilates oppure se voglio rilassarmi un po’ approfitto della sauna.
Durante il Lockdown lavoravamo a casa per conto nostro, mantenendoci allenati fisicamente. Io inoltre ne ho approfittato per seguire lezioni e allenamenti online, che alcuni grandi danzatori e compagnie, proponevano.
• Che consiglio ti senti di dare a un giovane che desidera intraprendere una carriera nel mondo della danza?
Uhm…fate calcio! (ride)
A parte gli scherzi, il mondo della danza è un mondo meraviglioso, ti può dare tante soddisfazioni, hai l’opportunità di girare il mondo, conoscere tante persone, culture… sei sempre bambino, è un mondo pieno di colori, luci, magia, però è allo stesso tempo molto molto duro. Richiede tanto sacrificio, il mio consiglio è quindi quello di seguire questo percorso a livello professionale solo se siete davvero convinti di volerlo fare. Se nutrite un dubbio lasciate stare. Se siete convinti di fare della danza la vostra vita allora ANDATE AVANTI CON DECISIONE e dedizione ed avrete tante soddisfazioni, altrimenti tenete la danza come una bellissima passione che sarà comunque in grado di riempirvi il cuore di gioia.
• Cosa guardi in un ballerino? Che cosa ti colpisce di più?
La prima cosa che noto quando guardo un ballerino è ovviamente la struttura fisica ma la cosa che mi colpisce di più in assoluto sono la MUSICALITA’ e l’AMPIEZZA DEI MOVIMENTI. Essere un tutt’uno con la musica, rende il ballerino ancora più piacevole da guardare. Il danzatore che riesce a enfatizzare il suo MOVIMENTO SULLA NOTA GIUSTA della musica è sicuramente un passo avanti: lo guardi e ne resti affascinato, non riesci a distogliere lo sguardo, il tempo passa e tu non te ne accorgi neanche.
• Ci racconti qualche momento bello e qualche momento meno bello che hai affrontato lungo il tuo percorso?
Come ti dicevo prima, questo mondo ti regala tantissimi momenti emozionanti. Una delle emozioni più grandi è stata sicuramente quando all’età di 18 anni sono andato in Germania a fare l’audizione per il balletto di Stoccarda. In quell’occasione saremmo stati 80-90 ballerini, molti dei quali avevano rispetto a me più anni di studio alle spalle e come se non bastasse ti ricordo che io non parlavo né inglese, né tedesco. Alla fine dell’audizione dicono qualcosa in inglese, io mi avvicino a un ballerino italiano che capiva la lingua e chiedo: “che cosa hanno detto?” e lui: “che hanno preso me, te ecc..” è stata un’emozione pazzesca REALIZZARE DI ESSERE APPENA ENTRATO in una Compagnia INTERNAZIONALE di balletto classico, dopo appena 3 anni di studio.
MOMENTI MENO BELLI CHE HO VISSUTO
Sicuramente quando a 16 anni dovevo fare uno spettacolo con l’Opus Ballet, che prevedeva un mio assolo e pochi giorni prima presi una brutta storta alla caviglia che mi costrinse a non potermi esibire.
Un altro episodio traumatico (sorride) è legato al periodo delle medie, quando presi una nota dalla professoressa perché non avevo fatto i compiti. Sotto quella nota, falsificai la firma di mia madre che ahimè se ne accorse e come punizione mi vietò di andare a danza per una settimana. Quella fu per me una settimana bruttissima ma mi ribellai comunque, continuando a ballare tutti i giorni in cameretta 😛
• In questo anno e mezzo abbiamo assistito alla crescita esponenziale di corsi, lezioni e spettacoli Online e in Streaming: cosa pensi della danza online?
Partiamo dal fatto che LA DANZA vista e vissuta IN TEATRO E QUINDI DAL VIVO HA UNA MAGIA DIVERSA e l’emozione che prova il pubblico è assolutamente superiore rispetto al vedere uno spettacolo in streaming. Ci sono però degli aspetti positivi. Innanzitutto c’è da dire che il mondo della danza è un mondo piuttosto chiuso, si considera un po’ come un ambiente d’élite. Il periodo covid l’ha sicuramente aiutata a scendere dal piedistallo e a rendesi più disponibile e aperta al pubblico, offrendo più possibilità alla gente di poterne usufruire.
Da un certo punto di vista l’online e lo streaming, hanno avvicinato la danza anche a chi la conosceva e la seguiva poco. Io stesso nonostante sia nell’ambiente, NE HO APPROFITTATO PER VEDERE LE RAPPRESENTAZIONI di Compagnie che raramente ho l’opportunità di apprezzare dal vivo.
• Progetti futuri per Francesco Mariottini
Bè, io indubbiamente amo la danza ma so di essere quasi in dirittura d’arrivo e sono pronto a lasciare il posto ai più giovani. Mi piace l’insegnamento e mi attira in generale il mondo della creazione artistica e non parlo solo di coreografia ma allargo il mio interesse anche alle scenografie, ai costumi ecc…Non so bene dove andrò, è possibile che dopo il lavoro in Compagnia lavorerò per qualche tempo come danzatore freelance o farò esperienze in contesti diversi magari un po’ meno impegnativi per il fisico come il musical ad esempio…Sono aperto a strade diverse, vedremo. L’obiettivo, è quello di continuare a fare quel che mi piace fare in quel determinato momento! In fondo questo è stato il fulcro della mia vita.
• Ti ringrazio per averci voluto raccontare un po’ di te in questa chiacchierata!
Carlo grazie a te! E grazie a voi di movimentoeballo per l’invito.
Sono davvero onorato di aver avuto la possibilità di parlare con quel ballerino straordinario che ho conosciuto in tv e che ha fatto una carriera strepitosa😊 Grazie di cuore Francesco! Complimenti per i risultati raggiunti e per il tuo modo di fare arte.
Sotto l’articolo Tutti i contatti e la biografia completa di Francesco Mariottini
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