In questo articolo parleremo di danza con Veronica Tundis: danzatrice, coreografa, insegnante e ideatrice di diversi progetti legati al mondo del ballo.
Ordiniamo un caffè e facciamo quattro chiacchiere con Lei 🙂
Conosciamola meglio: chi è VERONICA?
Nata in Calabria, inizia a studiare danza all’età di tre anni; a 18 anni si trasferisce a Roma. Durante gli anni di formazione si specializza nello studio della danza contemporanea, senza tuttavia trascurare il balletto. Studia con artisti italiani e stranieri provenienti da compagnie come NDT, BATSHEVA, SCAPINO e molte altre. Danza coreografie di Iratxe Ansa, Alex Ketley e Lesley Telford.
Nel 2010 iniziano le prime esperienze professionali, prima con la Compagnia Nazionale del Balletto e poi Spellbound Junior Ensamble diretta da Mauro Astolfi.
Dal 2013 ha lavorato in qualità di assistente presso i corsi di formazione professionale del Daf Dance Arts Faculty, al fianco di coreografi di rilevanza internazionale.
Collabora dal 2014 con la compagnia KITONB EXTHREME THEATRE COMPANY diretta da Angelo Bonello, per lo spettacolo “Carillon -Il volo del tempo” . Si esibisce come artista Freelance in diversi festival europei ed internazionali.
Insegna danza contemporanea in diverse scuole d’Italia e si dedica alla creazione e allo sviluppo di diversi progetti come Dance Conversation ed International Creative Hub.
Ciao Veronica e grazie per averci concesso il tuo tempo per questa chiacchierata! Iniziamo subito con la prima curiosità: come ti sei avvicinata al mondo della danza?
Ciao e grazie a Voi per l’invito e l’opportunità.
Mi sono avvicinata al mondo della danza DA PICCOLISSIMA, avevo solo tre anni e mia madre mi chiese se volevo iscrivermi ad una scuola di danza, ovviamente io non avevo idea neppure di che cosa realmente fosse, ma dissi di sì! DA QUEL MOMENTO non me ne sono mai più separata.
I MIEI PRIMI STUDI, sono stati nella scuola privata della mia città, dove la qualità degli insegnanti e la serietà della direzione mi hanno sicuramente dato una preparazione ed una disciplina che ancora riporto oggi nel mio modo di vedere la danza. A 18 anni, terminato il liceo MI SONO TRASFERITA A ROMA dove tramite borsa di studio ed audizione ho studiato in due grandi centri internazionali della capitale. Ho così scoperto la Danza Contemporanea ed il mondo professionale e lavorativo della danza.
Qual è il genere di danza che senti più vicino a te e perché?
Sicuramente la danza Contemporanea, anche se nutro un amore smisurato per il balletto ed estrema curiosità verso ogni genere e stile di danza. La Danza Contemporanea però è stata per me una scoperta, un percorso che mi ha dato gli strumenti per ESPRIMERE E SPERIMENTARE REALMENTE TUTTE LE POSSIBILITÀ DEL MIO CORPO E DELLA MIA “TESTA”. Quando sono arrivata a Roma avevo studiato solo qualcosa di modern oltre al Tip Tap, il Flamenco da piccola e la Danza Classica ovviamente.
Abbattere le barriere mentali e fisiche che avevo non è stato semplice, una volta compiuto lo step, grazie all’incontro con coreografi e danzatori provenienti dalle più grandi compagnie mondiali, mi sono resa conto che con gli strumenti giusti, il contemporaneo ti permette di “evolverti” costantemente. Ti dà la possibilità di raccontare quello che davvero stai vivendo o vorresti vivere in un dato momento e di farlo con autenticità. Almeno per me, è stato così.
Quante volte a settimana ti alleni e che tipo di allenamento svolgi?
Normalmente cerco di allenarmi OGNI GIORNO E DI MANTENERE UNA PREPARAZIONE COSTANTE, sia per non sottoporre il corpo allo stress della ripresa con allenamenti scostanti, sia perché lavorando come Freelancer mi piace essere sempre pronta ai progetti ed ai lavori che potrebbero arrivare. CERCO DI COMBINARE LA PREPARAZIONE DI DANZA, che può essere la sbarra o la lezione di contemporaneo o l’improvvisazione, ad altre discipline come LO YOGA, IL PILATES ED IL BODY CONDITIONING.
Quali sono, secondo te, le caratteristiche che dovrebbe possedere un danzatore?
Nella mia visione, un buon danzatore deve ESSERE OPEN MINDED, disposto a conoscere ed apprendere senza pregiudizi. Un danzatore che non ha paura di mettersi in gioco e uscire dalla sua zona franca, è sicuramente un danzatore pieno di possibilità. Accanto a questo, devono esserci TECNICA E CONSAPEVOLEZZA del proprio corpo, studio costante: bisogna avere sempre voglia di crescere e migliorare.
Qual è secondo te, l’ostacolo più grande che un danzatore dovrà superare, lungo il suo percorso?
Il giudizio che ha di se stesso e LE BARRIERE CHE SPESSO SI CREANO ESCLUSIVAMENTE NELLA SUA TESTA, specialmente durante gli anni di studio e agli inizi della carriera professionale. “Ognuno è il più grande nemico di se stesso”, una buona dose autocritica è fondamentale, ma a patto che sia sana.
Qual è stata per te, l’esperienza più formativa a livello artistico/professionale e perché?
Ce ne sono state tante, ognuna delle esperienze di studio e lavoro che ho avuto, mi ha sempre lasciato qualcosa che poi ho riportato nelle successive. Professionalmente, i lavori che mi hanno formato di più sono stati LA COLLABORAZIONE CON KITONB PROJECT per lo spettacolo “Carillon”, uno spettacolo molto fisico che portiamo in scena sempre in piazze stracolme, come il CIRCO MASSIMO ad esempio. Ho imparato a gestire l’adrenalina e la stanchezza e ad essere pronta a qualsiasi imprevisto, essendo uno spettacolo che facciamo all’aperto e quindi soggetto anche alle variazioni atmosferiche. Poi la TOURNÉE DI PROMESSI SPOSI, con cui ho approfondito e scoperto molto di più il rapporto tra gli artisti ed il comparto tecnico che ruota intorno ad ogni spettacolo.
Artisticamente sono invece molto legata ai miei anni da assistente ripetitrice, in cui mi sono rapportata sin da giovanissima con COREOGRAFI INTERNAZIONALI PROVENIENTI DALLE MIGLIORI COMPAGNIE DEL MONDO. Ho potuto toccare con mano i loro processi creativi, la costruzione dei pezzi, apprenderne i linguaggi e gli stili oltre a conoscere molti modi diversi di approcciare e sentire la danza ed il movimento.
L’esperienza professionale più spiacevole, invece?
Per fortuna non ho avuto esperienze spiacevoli. Alcune sono state sicuramente meno semplici di altre, ma ho sempre avuto la fortuna di lavorare in contesti seri e professionali con colleghi e artisti di valore anche umano.
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C’è un ballerino/a oppure un periodo storico particolare, legato alla danza, a cui ti ispiri?
Un’ icona per me indiscussa è Sylvie Guillem. La sua tecnica, il suo movimento e la sua intensità in scena mi hanno da sempre emozionata. Quando ho visto per la prima volta la sua interpretazione di “In the middle Somewhat Elevated” di Forsythe ho capito cosa mi piaceva davvero vedere in scena. La medesima emozione l’ho provata vedendola esibirsi dal vivo nel suo spettacolo di addio alle scene “Life in Progress”.
Molti genitori si oppongono, alcuni per partito preso altri per istinto di protezione, ai sogni dei propri figli. Tu sei una mamma, che consiglio daresti a quei figli e che consiglio daresti a quei genitori?
Ai figli consiglierei di NON AVER PAURA di mostrare e spiegare cosa la danza significa per loro, cosa smuove dentro di loro, ed in che modo li aiuta e li migliora. NON ESISTE GENITORE CHE AMI SUO FIGLIO CHE possa rimanere impassibile o possa opporsi alla sua felicità. Ai genitori invece consiglierei di dare sempre una possibilità ai propri figli quando si appassionano e si impegnano in qualcosa. Non è bello reprimerli o limitarli perché scelgono strade diverse da quelle che immaginavano per loro. A maggior ragione se ciò in cui si impegnano è qualcosa di bello, sano e costruttivo come la danza.
Ora la domanda più impegnativa! Secondo te perché la danza e più in generale il mondo della cultura in Italia, sono così sottovalutati o snobbati? Che cosa manca, dov’è problema?
Bisognerebbe aprire un capitolo immenso 😛
Credo che nel tempo si sia creato UN GROSSO GAP TRA GLI ARTISTI ED IL PUBBLICO, nella danza, come in altre forme di arte. Il mondo artistico si chiude spesso in una sorta di comunità elitaria che non produce più per il pubblico, ma per se stessa e per la cerchia di addetti al settore. In questo modo quello che arriva al pubblico è qualcosa di incomprensibile, a cui LO SPETTATORE NON TROVA UNA COLLOCAZIONE.
Le persone cercano un senso in quello che vanno a vedere in teatro, vogliono immedesimarsi, vivere delle storie ed emozionarsi, rimanere sorprese. Se sul palco tutto è ridotto esclusivamente a TECNICISMI O INTELLETTUALISMI STERILI E FORZATI, lo spettatore difficilmente uscirà dalla sala SODDISFATTO e difficilmente tornerà in teatro.
Allo stesso tempo credo però che nel tentativo di riavvicinarsi al pubblico, spesso si ripropongano degli STEREOTIPI ORMAI SUPERATI e dismessi; a volte anche in maniera non qualitativamente alta, lanciando il messaggio che chiunque possa essere un ballerino, professione che invece richiede estrema costanza e dedizione.
Vengono tralasciate le cose che non suscitano interesse, quindi forse da ballerini ed artisti dovremmo chiederci come far interessare le persone al nostro lavoro, e di conseguenza tutti i meccanismi di gestione ed impresa.
Parlaci del tuo format Dance Conversation
DANCE CONVERSATION è un progetto personale a cui pensavo da molto tempo e che ha preso vita durante il primo lockdown nell’Aprile 2020. In diretta sul MIO PROFILO INSTAGRAM, intervisto professionisti del mondo della danza e dello spettacolo in generale, con lo scopo di far conoscere ai giovani ballerini il mondo lavorativo della danza attraverso le loro storie. È UN PUNTO DI INCONTRO TRA QUESTI DUE MONDI. Uno spazio in cui far capire ai ragazzi che i dubbi e le incertezze che spesso vivono, sono gli stessi che hanno vissuto anche artisti affermati durante la loro formazione.
Stando molto a contatto con giovani studenti e con le loro insicurezze e dubbi, ma anche con artisti maturi e con molti anni di esperienza, mi sono resa conto che il punto in comune, era il lato emotivo delle loro esperienze.
Ogni artista affermato che ho conosciuto in un modo o in un altro si rivedeva in quegli allievi così pieni di energie e timori. Ognuno di loro aveva vissuto le stesse emozioni, gli stessi dubbi e le stesse incertezze, e la differenza la trovavo sempre nel come le affrontavano. D’ALTRA PARTE NEGLI ALLIEVI RISCONTRAVO SPESSO IL TIMORE DI AFFRONTARE ALCUNI ARGOMENTI, o di rapportarsi ad artisti che loro vedevano come “icone”. Con Dance Conversation, ho voluto creare uno spazio di confronto in cui annullare la distanza tra questi due mondi. Porre tutte quelle domande che spesso non vengono fatte agli insegnanti che abbiamo davanti. Ho da poco aperto un canale YouTube dedicato al progetto, per coloro che non riescono a seguire il format su instagram. CANALE YOUTUBE DANCE CONVERSATION
Altri progetti legati alla danza?
Sì! In collaborazione con la mia collega Eleonora Cipriano, direttrice della asd Bounce.Me a Roma, abbiamo creato INTERNATIONAL CREATIVE HUB, un triennio professionale di danza contemporanea autorizzato da CSEN Nazionale in collaborazione con CSEN Street Dance, e membro dell’International Dance Council CID-Unesco, in cui fornire agli allievi tra i 18 ed i 25 anni, tutti gli strumenti necessari ad AFFRONTARE LA CARRIERA PROFESSIONALE DI DANZATORI. ICH sarà un percorso sinergico tra materie pratiche e teoriche articolato in 10 MESI DI STUDIO ED ESAME FINALE per passare all’anno successivo.
Ci saranno docenti italiani ed internazionali da cui acquisire e approfondire la conoscenza di diversi stili e linguaggi di danza. Il percorso include Danza Contemporanea, Classica, Urban, Gaga, Musical, e discipline complementari come yoga, pilates, PBT. Oltre a questo si studieranno disciplina contrattuale, inglese, nuove tecnologie applicate alla danza, e molto altro, tutto in un unico centro e con stages e workshop periodici.
RINGRAZIAMENTI
Veronica, grazie ancora per aver risposto alle nostre domande. Ti facciamo un grosso in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri e ci auguriamo di risentirti presto, anche su queste pagine 😉
Grazie mille a Voi!
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NB Sotto l’articolo, trovi la Biografia di Veronica e tutti i suoi contatti. Dai un’occhiata 😉
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